PROLOGO: Un breve riassunto della situazione.

1)      La Dr. Comet, una gigantesca nave spaziale a forma umanoide, giunse poco tempo fa presso un pianeta lussureggiante, ma disabitato, in risposta ad un segnale di soccorso lanciato dalla superficie.

2)      L’astronave Rakk’n’Ruin, con a bordo una pattuglia comprendente il procione Rocket Raccoon, la sua fidanzata la lontra Lylla, il coniglio nero Blackjack o’Hare, la volpe Bori e lo scoiattolo Chip, il tricheco Wal Rus e la tartaruga Pyko, si staccò dalla Comet per scendere sul pianeta. Nel viaggio di avvicinamento, incontrò tuttavia una batteria di difese automatizzate.

3)      Giunti sul pianeta, gli animali scoprirono che chi aveva lanciato l’SOS spaziale, era morto, per mano della vegetazione stessa del pianeta, una forma di vita super-adattabile, che poteva trasformare anche la Rakk in suolo su cui proliferare. La squadra fu il successivo bersaglio del killer verde.

4)      La Rakk’n’Ruin, con a bordo solo Wal Rus e Pyko, fu costretta ad abbandonare gli altri membri della spedizione per evitare di venire ‘colonizzata’ dalla vegetazione.

5)      La Dr. Comet, per ragioni ancora inspiegate, lasciò l’orbita del pianeta, diretta verso una destinazione sconosciuta.

6)      Sul pianeta, Rocket Raccoon & Co., ignari di quanto appena avvenuto, scoprirono di non essere soli.

7)      Pronti?

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 3 - It’s an Alive World, After All

 

 

“Chi…sei?” chiese Rocket Raccoon.

In realtà, tutti dal procione a Courier, il destriero meccanico, desideravano tanto trovare un modo per uscire da quel maledetto budello fatto di un qualche materiale organico. Ma, considerando che per il momento il meglio che potessero fare era aggrapparsi alle pareti del budello suddetto, tanto valeva prendere tempo con la misteriosa entità che voleva fare ‘quattro chiacchiere’ con loro[i]

<Potete chiamarmi Sub-Ego. Mi piacerebbe qualcosa di più altisonante, ma sono solo un prodotto in serie…>

“Potresti ricominciare dall’inizio?” lo interruppe o’Hare. “E già che ci sei, potresti fare qualcosa per toglierci da questa situazione, Sub-rompiscatole? Per favore?” Aggiunse con evidente sarcasmo.

In risposta, il budello si spalancò di colpo, togliendo ogni appiglio! L’intero gruppo precipitò urlando nelle viscere del pianeta.

 

Sempre urlando, terminarono la corsa precipitando in un’immensa caverna.

Courier, finalmente libero di muoversi, accese i razzi e uno dopo l’altro si caricò in groppa tutti i membri della squadra. Bori, che finì seduto sul quarto posteriore di Courier, sospirò soddisfatto all’idea che la sua povera coda, questa volta, non fosse finita in qualche modo maltrattata…

Poi Chip ci finì sopra col proprio sedere! Qualunque imprecazione stesse per sfuggire alla povera volpe, fu soffocata quando lo scoiattolo l’afferrò per il muso in una morsa peggio di una museruola. A sua volta Bori, per non perdere l’equilibrio, si afferrò disperatamente a Lylla, che si tenne alla vita di Rocket, che quasi lasciò le unghie contro il collo di Courier. Blackjack era aggrappato alla zampa meccanica posteriore.

Il cavallo atterrò, non tanto aggraziato. Quel leggero impatto sconvolse il precario equilibrio degli animali, che andarono giù ‘a catena’, con il coniglio nero sotto tutti.

“Dovevi proprio essere sgarbato con questo tipo, Blackjack?!” fece un’indignata Lylla.

La testa di lui spuntò fuori dal mucchio con un ‘pop’. “Che vuoi, dolcezza? Gliel’ho anche chiesto per favore! Yuch, cos’è questo schifo?” sollevò la zampa che aveva appoggiato al suolo, lasciandosi dietro una ragnatela di filamenti collosi biancastri.

Il gruppo si disincagliò. Guardandosi intorno, videro che si trovavano sì in una caverna, ma che le sue pareti erano interamente coperte di materiale organico, attraversate da delle specie di tubi pulsanti.

C’era un cratere, al centro della caverna, e loro erano atterrati proprio ad un passo dal bordo.

Bori si chinò prudentemente a osservare oltre il bordo, pronta a tirarsi indietro al minimo segno di… “Cavolo! Guardate qua che roba, gente!”

Gli altri, Courier compreso, imitarono la volpe. “Peerò!” fece Blackjack.

<Questo sono io,> rispose il pulsante cervello, sospeso in quello che sembrava un immenso pozzo, connesso alle pareti da un enorme numero di filamenti, attraverso cui scorrevano lampi di corrente.

Rocket attivò il suo computer da polso. Velocemente, calcolò la distanza di quella massa organica… Per scoprire che, nonostante le apparenze, distava almeno tre chilometri da loro!

Per prova, il procione stese una zampa oltre il bordo. Subito sentì il pelo rizzarsi per la quantità di corrente che il cervello generava.

<Come stavo dicendo, potreste definirmi un prodotto. Sono un clone imperfetto dell’entità chiamata Ego.>

“Chi?” fece Bori.

<Ego è un pianeta vivente, un’entità incommensurabilmente vecchia. Rappresenta un bioverso autosufficiente.

<Un solo nemico è all’altezza di Ego. Un solo essere può decretarne la morte: il suo nome è Galactus, il Divoratore di Mondi. Ma Galactus, a sua volta, non è solo il nemico di Ego, egli è apportatore di morte per innumerevoli mondi floridi.

<Tempo fa, i miei creatori hanno deciso di rubare della materia da Ego, allo scopo di replicarne il principio vitale. Quindi, tale principio sarebbe stato diffuso sotto forma di semi, e tali semi avrebbero trasformato il più arido pezzo di roccia in una preda appetibile per il Divoratore.>

E in questo, noi cosa c’entriamo?” chiese Rocket. “Se questo Galactus nutre la fame che dici, tutto l’equipaggio della Dr. Comet non costituirebbe nemmeno una briciola di cibo.

<C’è una cosa che neppure i miei creatori sanno: a differenza dei miei simili, la mia coscienza è attiva e funzionante. Gli altri non sono che dei bruti selezionati per non opporre resistenza.

<Aiutatemi, e vi prometto che vi lascerò andare.>

“Aiutarti come? Hai descritto Galactus come un essere a livelli di potere cosmici. Noi non…”

<Portatemi con voi. Se una parte di me sopravvivrà, potrò replicarmi da qualche parte dove il Divoratore non mi avrà.>

“Come no!” esclamò Chip. “Detto da uno che fino a poco fa ha cercato di farci diventare parte della vegetazione locale!”

<Quelle erano le mie difese immunitarie esterne. Normalmente, non mi curo di controllarle, così come voi non controllate normalmente il battito del vostro cuore. Inoltre, ammetto a mia colpa, vi avevo inizialmente equiparato agli sciocchi che cercarono di trivellare la mia superficie.

<Ho letto in profondità nelle vostre menti, e ho visto le motivazioni che vi animano. Potrei facilmente avere ragione della vostra resistenza, e costringervi a prendere una parte di me direttamente nei vostri corpi… Invece, desidero chiedervi aiuto, perché il nostro sia un rapporto di fiducia.>

 

“Proprio come immaginavo.” Le zampe tozze dalle scaglie verdi sembrarono volare sulla tastiera a cristalli liquidi.

La tartaruga studiò per la quarta volta i risultati sullo schermo. “È stata l’esposizione al vuoto a uccidere l’organismo.” Spostò lo sguardo occhialuto all’oblò. Il cristallo polarizzato proteggeva la vista dall’esposizione diretta del sole di quel mondo. Se ci fosse stata un’atmosfera adeguata, la vegetazione rimasta attaccata alla Rakk’n’Ruin avrebbe continuato a prosperare…

“Questo non risolve il fatto che Rocket e gli altri hanno bisogno di aiuto, Zio Pyko,” commentò un tricheco intento al posto di pilota. “Cosa intendi fare?”

La tartaruga si fregò le zampe, mostrando il suo sorriso astuto brevettato. “Intendo portarli a bordo, naturalmente. Che altro?”

 

“Rocket… Se sta dicendo la verità, non possiamo abbandonarlo al suo destino!” Lylla si guardò intorno, stringendosi le zampe come in preghiera. “Che destino orribile, povera creatura! Creata in laboratorio per fare da cibo!”

“Dipendesse da me, una risposta saprei darla anche subito,” disse Blackjack. “Questi toni mielosi li ho già sentiti usare dal mio fu boss, e so riconoscere una moneta falsa quando la sento tintinnare.”

Rocket si sporse di nuovo dal bordo per osservare il titanico cervello.

La vera domanda era: avevano scelta? La risposta, come non tanto sottilmente posta da Sub-Ego, era No. Che le motivazioni di questa creatura o no fossero sincere, le sue intenzioni erano chiare.

E se invece avesse detto la verità, come la sua amata Lylla immaginava? Lui aveva un dovere, aiutare chi ne aveva bisogno: i suoi antenati a quattro zampe erano stati portati nello spazio insieme a un gruppo di umani pazzi perché fungessero loro da compagnia. Poi i robot-custodi degli umani avevano deciso di modificare geneticamente gli animali perché diventassero loro i nuovi custodi.

L’istinto di soccorrere i bisognosi era molto radicato in tutto l’equipaggio della Dr. Comet. Era per questo che si erano messi in viaggio, dopo che i Loonies, i folli umani, erano guariti[ii]… “Sub-Ego.

<Dimmi.>

“Desidero mettermi in contatto con la Rakk’n’Ruin. Adesso.”

<Siete liberi di andare sulla superficie. Userete il poro da cui siete venuti.>

 

Pochi minuti dopo, Courier ed i suoi passeggeri uscirono all’aperto.

Scesero dal destriero. Quindi, Rocket fu il primo a correre il rischio, mettendo un piede sul limite del campo d’erba…

I fili verdi non si mossero. C’era solo da sperare che non ci fossero microspore nell’aria, oppure…

Il procione attivò il computer da polso. “Zio Pyko? Wal? Siete in ascolto?”

L’esclamazione di gioia del tricheco quasi gli sfondò i timpani. “ROCKET! Sapevo che ce l’avreste fatta! Come state tutti? Cosa…”

“Sì, stiamo tutti bene, ma rimandiamo i dettagli a dopo, vecchio mio. Sembra che alla fine, qualcuno a cui dare una zampa l’abbiamo trovato…” ed espose rapidamente i fatti.

 

Pyko ascoltò molto attentamente, tamburellando nel frattempo sul bordo del pannello. Quando Rocket ebbe finito, disse, “Capisco. Ovviamente, dovrà essere Courier a portare il campione: è l’unico che può farlo senza rischi, del resto. Attivò il comando per un canale preferenziale. “Courier, procedura Sigma-333.” Poi tornò al canale in chiaro. “Appena avrete finito, vi teleportiamo su. Vedi, Rocket, abbiamo un altro problema per le zampe.

 

Rocket ascoltò a dir poco incredulo. “La Dr. Comet se n’è andata?? Così, senza neppure uno straccio di comunicazione?”

“Già. E per quanto la nostra sia una buona nave, non abbiamo una mappa adeguata della zona in cui stiamo navigando: c’è una ragionevole certezza che termineremo il carburante prima di raggiungere un astroporto.”

Il procione snudò i denti in un ringhio muto, ma riuscì a mantenere il controllo. “Ci occuperemo di un problema per volta. Ora dobbiamo portare Sub-Ego con noi. Si voltò verso il cavallo meccanico. “Courier, sei pronto?”

Il destriero smise di brucare. “Sono pronto, padrone.

“Forza, zio Pyko.”

Rocket Raccoon e la sua squadra scomparvero in un bagliore di teletrasporto.

 

Riapparvero tutti a bordo della nave… Tutti, tranne Courier.

Lylla si guardò intorno. “Courier..?” Poi sentì la zampa guantata di Rocket sulla sua spalla.

Il procione scosse mestamente la testa. “Mi dispiace davvero, amore mio.

La lontra spalancò gli occhi. “No… Non potete avere…” Poi, la luce di un nuovo sole inondò gli oblò.

 

Courier fu effettivamente teleportato via dal pianeta. Solo che il suo viaggio terminò appena fuori dell’atmosfera.

A quel punto, la procedura Sigma-333 prevedeva l’autodistruzione. E il motore nucleare di Courier esplose, disintegrando efficacemente ogni minima parte di Sub-Ego dentro di lui.

 

“Avevo capito cosa volevi fare nel momento in cui Courier non era apparso con noi,” disse Rocket alla tartaruga, mentre prendeva posto al sedile del pilota. “Sei sicuro che fosse necessario, Pyko?”

“Assolutamente, ragazzo mio.” La tartaruga ignorò le occhiate di fuoco di Lylla. “Posso anche accettare che una simile entità non conosca l’umiltà e che si rivolga agli altri con una certa…saccenza. Ma quando hai accennato alle sue ‘funzioni involontarie’, ho capito che se lo avessimo avuto a bordo, nessuna precauzione avrebbe impedito a quell’organismo di trasformarci in una sua copia ambulante ed infettiva. Pianificava di trasformarci in suoi veicoli e null’altro.

“Per questo ho detto a Courier di attivare la Sigma-333 su un canale a parte.

Rocket annuì. “Per impedire che Sub-Ego mi leggesse nel pensiero e capisse tutto.

“Già.”

L’ostilità di Lylla sembrò evaporare di colpo. “Sono stata un’ingenua. Non ci avevo pensato…”

Rocket le rivolse un sorriso consolatorio. “Neppure io ci avevo pensato. E per quanto ne sappiamo, eravamo addirittura sotto la sua influenza mentale. È per questo che il nostro Zio Pyko è importante come ufficiale scientifico. Poi il procione si rivolse al tricheco. “Wal, dammi un po’ l’ultima rotta della Comet.

Un tracciato apparve sulla mappa stellare.

Rocket lo studiò, perplesso. “Ma questa direzione…”

Wal Rus annuì. “L’ho controllata parecchie volte. Non ho dubbi: se i nostri amici a bordo della nave hanno mantenuto quella rotta, allora si sono diretti verso Halfworld.

“Verso casa…” Rocket non ci si raccapezzava. Perché tornare verso il loro pianeta così, di colpo, senza una parola? Avrebbe capito se ci fossero stati segni di nostalgia. Se glielo avessero chiesto, lui stesso avrebbe impostato la rotta di ritorno… “Qui qualcosa non quadra, gente.

“Qualunque cosa sia, non possiamo farci molto,” disse Pyko. “Non abbiamo il propellente necessario a stare dietro alla loro coda…”

In tutta risposta, Rocket predispose i comandi. “E credi che una simile inezia basti a fermarmi, Zio?”

La tartaruga sospirò. “No, immagino di no.

“Ci sono i nostri amici, a bordo della Comet, e non mi darò pace fino a quando non saprò cosa è successo loro. Afferrò una leva, e la spinse in avanti. “A tutta potERK!”

L’intera nave fu squassata come da un titanico calcio!

Pyko, colto di sorpresa, cadde di lato e da lì rotolò sul dorso del guscio. “Va bene la fretta, giovanotto, ma non credi di esagerare?” disse da una posizione alquanto umiliante per una tartaruga.

“Non è colpa mia… Wal, i motori…”

“Rocket! Guarda!” Lylla indicò bruscamente davanti a loro.

Nello spazio. A un chilometro dalla Rakk’n’Ruin, si era aperto come uno squarcio, nero e vorticante.

Pyko poggiò una zampa contro il guscio, all’altezza del petto. Un pannello scorse via, e la creatura estrasse un pad elettronico. Mentre digitava una serie di comandi sul display, tre braccia snodate telescopiche emersero dal dorso del guscio. Le braccia si agganciarono a terra, e spinsero la tartaruga in piedi. “L’estremità di un wormhole artificiale. Notevole.”

“Come fai a dire che è artificiale?” fece Wal Rus.

“Non può certo essere un ingresso naturale, visto che davanti a noi non c’era nessun buco nero, prima. E se fosse l’uscita a senso unico di un buco nero, cioè un buco bianco, adesso non saremmo qui a parlarne.”

Rocket tirò a sé il braccio snodato terminante nel pannello degli armamenti. “Naturale o artificiale, se si tratta di nemici scopriranno che non siamo indifesi!”

“Guardate!” disse di nuovo Lylla. “Sta uscendo qualcosa.

 

In effetti, un oggetto si stagliava sempre più nitidamente contro il portale nero. Un oggetto dallo scafo bombato del color del legno.

Un oggetto dalle bianche vele spiegate.

Un oggetto che sventolava orgoglioso la nera Jolly Roger, la bandiera dei pirati!

 

“Pyko..?” Definire Rocket e gli altri stupefatti non avrebbe reso abbastanza l’idea.

La tartaruga stava freneticamente consultando il computer di bordo attraverso il pad. Sullo schermo, scorrevano velocemente le immagini di antichi velieri terrestri, in cerca di una corrispondenza…

E la trovò. E non credette ai suoi occhi. “Ah…signori?”

Tutte le teste si voltarono a guardarlo. Era la prima volta che lo vedevano così…smarrito.

“Prima che vi risponda… Wal Rus, cosa dicono i sensori su quella nave?”

Il tricheco fece scorrere una pinna sul pannello. “Be’, che è fatta di legno, legno vero, chiodi, catrame… Le vele sono di tessuto… Insomma, sembra un antico veliero terrestre.

“Nonsembra’. È un antico veliero terrestre: un mercantile, per la precisione, Del XVII secolo d.C.

“Quella è la mitica nave senza nome dell’Olandese Volante.

Silenzio tombale.

“Una nave fantasma della Terra qui? Nelle profondità dello spazio?” Wal Rus non sapeva se essere affascinato o che altro. Si voltò a guardare dallo Zio Pyko alla nave, e optò per la prima condizione. “Incredibile…”

Rocket riconobbe subito quello sguardo: il suo socio e compagno di mille battaglie stava prendendosi una cotta! Tutto quello che riguardava la navigazione era amore a prima vista -il che, per un pinnipede, era giustificabile. Ma quando si toccavano i miti, era come dare l’erba gatta a un micio.

“Su la testa, gente!” disse Blackjack o’Hare entrando di corsa nella sala comando. “Abbiamo visite speciali, si direbbe.

“Riconosci quella nave?” gli chiese Wal Rus senza staccare gli occhi di dosso dal vascello.

Il coniglio gli si mise affianco, guardando con altrettanto interesse. “Ho studiato tutte le navi pirata e quelle maledette. Mi sono sempre piaciute molto. Arricciò meccanicamente i baffi.

“Chissà perché, non mi stupisce. Rocket, dobbiamo metterci in contatto con quel…”

In quel momento, un bagliore si manifestò nella sala comando! Sorpresi, i nostri poterono solo chiudere gli occhi e voltare la testa per non rimanere accecati.

Poi, il bagliore si trasformò in una figura solida, in carne e ossa. Umana.

L’uomo proruppe in una risata da orco. “AHR, per i fantasmi dei Sargassi! Ma tu guarda che roba! Bestie al comando di una bagnarola del genere! Ora sì che le ho viste tutte!” Era un uomo enorme, vestito di un abito del colore del sangue, con un ampio cappello nero con teschio e tibie disegnate sulla fronte. Il suo occhio sinistro era artificiale, così come la mano destra che spuntava dall’ampia manica e la gamba sinistra -almeno fino al faldone degli stivaloni neri. Il cyber-stereotipo del pirata di altri, lontani tempi. “Ehi, e cosa vorreste farmi con quelle?”

Rocket e Blackjack lo puntarono con tutte e quattro le loro pistole. “Chi sei e cosa vuoi da noi?” ringhiò il procione.

L’uomo si infilò i pollici nel cinturone, al quale erano appese due luccicanti sciabole che un boscaiolo gli avrebbe invidiato. “Io sono il Capitano Horace Nelson, ma potete chiamarmi anche l’Olandese Volante.

“Non mi ricordavo che l’Olandese avesse un nome da Inglese…o che fosse un cyborg, se è per questo.”

Nelson se ne uscì in un’altra risata. “Giusto cielo, anche le tartarughe ne sanno qualcosa, di quel bastardo maledetto! Questa sì che è fama!

“Ad ogni modo, è vero: sono solo un umile ammiratore di un uomo che da solo ha maledetto sia il Cielo che l’Inferno. Sebbene io ed i miei uomini non siamo preda di alcuna maledizione, ci piace pensare di essere noi la maledizione per i mille mondi di questo vasto mare.” Si tolse il cappello e fece un cenno come ad abbracciare lo spazio fuori dalla nave.

Nelson si rimise il cappello in testa. “Sono giunto fin qui perché mi ha…incuriosito l’improvvisa esplosione vitale che abbiamo rilevato. Il mondo sotto di noi era una palla così arida che neppure il Cielo stesso avrebbe potuto renderla fertile, ed ora guarda che roba. E pensavo che fosse stati voi a fare il miracolo.”

“Spiacente,” rispose il coniglio, “ma anche noi siamo semplici turisti. Anzi, stavamo proprio levando le tende. Se vuoi quel grosso spuzzem, prenditelo.

L’uomo fissò la creatura pelosa. “Uhm, è anche vero che i miei sensori non hanno trovato traccia di minerali locali… Sai, quel posto è già mio: ci da un sacco di materia prima per le nostre scorribande. Ditemi, figlioli, cosa ci facevate qui, se non vi interessava la merce?”

“Ci facevamo i cavoli nostri, ciccione. Problemi?”

“A dire il vero no. Ma avete una bella nave, e ora che ci penso, potrei rivenderla ad un prezzo decente all’Asta di Barione…”

Per una volta tanto, Blackjack non profferì verbo, ma sparò due colpi al cuore del pirata… Colpi che attraversarono il corpo dell’uomo, andando a perforare la paratia! Capitan Nelson rise di gusto. “Quei gingilli contro l’Olandese Volante! Ma per favore!” Le sue mani volarono alle sciabole, estraendole con un movimento leggero.

Le armi potevano sembrare antiche, ma brillarono di energia, nel compiere un doppio arco abbagliante. E tagliarono di netto le armi di Rocket e Blackjack.

“Ecco, così si fa.” Nelson rimise a posto le sciabole. Poi il suo sguardo si posò su Lylla. “Hmm, creatura oltremodo graziosa.

La lontra fece un paio di passi indietro -quel tipo le metteva i brividi come neppure Lord Dyvyne il Giocattolaio riusciva a fare…

Una manona calò enorme sul braccio di lei. Lylla emise una specie di squittio allarmato.

La reazione di Rocket fu pressoché istantanea: aiutato dai suoi razzi podali, saltò via dal sedile, verso il vile che attentava alla sua amata!

Nelson gli diede una semplice occhiata…col suo occhio cibernetico. Un raggio laser

colpì in pieno Rocket, che ricadde a terra, inerte.

Le forze di Lylla sembrarono moltiplicarsi di colpo, ma per Nelson restava non più forte di una ragazzina. “Combattiva, e con una gran bella pelliccetta. Visto che mi avete divertito, voialtre bestiole, vi lascerò vivere. Del vostro destino, decideranno i vostri futuri proprietari, dopo l’Asta di Barione. Detto ciò, fu avvolto dal bagliore del teletrasporto. E scomparve insieme a Lylla.

Blackjack si chinò sul suo compagno d’arme. “Ehi, boss. Non farmi scherzi, lo sai che da morto sei un pessimo amico…”

Tossendo, tremando, Rocket Raccoon si mise in ginocchio. “Dannato…” Si toccò il petto, dove, sotto il costume lacerato, c’era la piastra antilaser -la sua dotazione standard fin da quando era poliziotto su Halfworld.

L’astronave tremò. Tutti si guardarono istintivamente intorno.

“Si direbbe che ci abbiano pescato,” disse Wal Rus…

 

Ed era proprio così: la Rakk’n’Ruin era avvolta da un immenso campo di forza a forma di rete.

 

Rocket si tolse il giubbotto ormai rovinato. Nel guardare la nave pirata che li trascinava verso l’imboccatura del wormhole. I suoi occhi erano carichi di odio, adesso -un’emozione molto rara da vedere su quel guerriero.

“Nessuno. Nessuno rapisce la mia Lylla. Costi quel che costi, la recupereremo. E questi pirati scopriranno in che razza di guaio si sono cacciati!”



[i] Ultimo ep.

[ii] Nella miniserie di ROCKET RACCOON, su THOR Play Press